Madre Natura

M/other Nature – il termine inglese Mother offre la ricchezza di un materno sempre ‘altro’, interno/esterno, dove la Natura è la potenza, spazio e geografia, tempo e storicità, dell’incontro con gli elementi naturali e/o tecnici che la compongono. In quale direzione può andare questo incontro? Una possibile rotta, una traccia artistica, è offerta della pittrice e poetessa libanese Etel Adnan che nel suo progetto segna il lavoro della natura sulla tecnica e viceversa, attraverso forme di espressione e percorsi di lingua, suono, materia pittorica continuamente in trasformazione e costantemente erosi, sfogliati, accumulati dall’ e nell’incontro con gli elementi tecnici e/o naturali.
Due altre parole indicano altri percorsi: Matri-ciel e Matri-linear.
Matriciel è un sito/progetto che si occupa di architetture sostenibili; qui, la parola è utile per indicare le possibili direzioni in cui può volgere il materno: il cielo, l’acqua, l’aria (L. Irigaray: Amante marine,1980; L’oubli de l’air, 1983), il fuoco, la terra. È in gioco qui la sperimentazione del rapporto dell’arte femminile con gli elementi naturali, a seguito della riflessione femminista-filosofica sul concetto di natura. A partire dal testo Feminist Interpretations of B. Spinoza (2009) di Moira Gatens fino al recente Au Commencement, elle était (2012) di Luce Irigaray, numerose filosofe hanno rielaborato il ritorno alla natura tramite il pensiero di Baruch Spinoza, l’appello alla filosofia dei Presocratrici, al divenire e alla molteplicità, facendone derivare approcci postcoloniali, etici, estetici ed ecologici nuovi, perché essi ricollocano al centro dell’interesse critico l’urgenza di ripensare le questioni cruciali connesse alle diaspore, agli esili e alle migrazioni odierne. L’attenzione, in termini più concretamente artistici, qui si pone sulla Land Art contemporanea e femminile; non un ritorno a una natura incontaminata, non più lo sfruttamento di una natura passiva e colonizzata, ma l’incontro dei landscapes materici-mentali con i segni della riscrittura/cura/trasformazione/ liberazione/sostenibilità artistica, estetica, immaginifica, simbolica e tecnica realizzata dalle donne.
Matrilinear – la ‘linea’, secondo la straordinaria artista brasiliana Lygia Clark (recentemente in mostra presso il MoMA di New York con la retrospettiva intitolata The Abandonment of Art, che la inventò teoricamente nel 1954, chiamandola ‘organica’, è intesa come spazio di interruzione, una frattura, un’incisione, un taglio sulla superficie piana della tela, una piega sui corpi materici delle sculture. Essa corre come frontiera, dis-facendo la piattezza del supporto materiale del dipinto o della scultura, ed emerge come spazio di ibridazione concettuale tanto quanto materiale, organico. “La linea organica è una linea che non è stata abbozzata o incisa da nessuno, ma che risulta dal contatto di due superfici differenti (piani, cose, oggetti, corpi, o anche concetti), essa annuncia un modo di pensare oltre la logica del vero o falso, (…) punta ad un modo di pensare senza contraddizioni, senza dialettica (…) sebbene accetti la divergenza; pensiero affermativo il cui strumento è la disgiunzione; pensiero del molteplice.”(R. Basbaum: 2006). La linea è la possibilità di superare ogni dialettica tra composizione e creazione, tra vero e falso, tra pubblico e ‘partecipant’, facendola esistere se non nell’incontro di due superfici, una linea vera, esistente in se stessa, lo spazio in sé, la trasformazione del problema formale e astratto in materia, nella produzione di corpi, di forme di vita. Da qui ne sono nate importanti ricerche sul vuoto, sul piano e la superfice, sulla bio-dimensionalità, sui silenzi, sulle membrane, sulle zone di contatto o interfacce, sull’in-betweeness o border-line come luogo dell’evento, dell’invenzione, dove i processi creativi sono stimolati e prodotti. La linea, come strumento di rappresentazione immaginifica, si sviluppa nella differance del Matriarchivio del Mediterraneo, per raggruppare gli esperimenti della creatività femminile posti tra discorso e visibilità, una specie di cartografia di forme, una comunicabilità di corpi estetici, una politicità potenziale, concreta e dinamica, la creazione di ‘corpi vibranti’, permeabili e di membrana, che assorbono le forze che hanno su di essi degli affetti, rendendoli elementi di un tessuto, i marchi delle sensazioni che ne

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