Per info e richieste: matriarchivio@gmail.com
La selezionata bibliografia, e le testualità segnalate, possono solo tentare di dar conto della vastità di referenze e di discipline coinvolte nella questione dell’archivio. In questo vasto campo d’indagine e di ricerca, di ‘invenzione’ e di ‘sperimentazione’ – le vocazioni ritenute centrali in questo progetto – si è qui optato per una de-limitazione della rappresentazione archiviale, nel privilegio consegnato a due aree di archiviazione specifiche, sterminate certo, ma unicamente singolari a sé: il Matri-archivio e il Mediterraneo.
L’assunto del progetto è che, nella contemporaneità, la vocazione archiviale è imprescindibile, un ‘mal d’Africa’, un ‘mal d’archivio’. Noi tutte/i amiamo archiviare – per ricordare, per dimenticare? Importante è che l’archivio, il suo desiderio e/o compulsione, sono legati all’arkē, agli arconti, all’architettura di un luogo destinato alla consegna, in linea patriarcale, di una selettività di testi, segni, memorie, documenti, e materiali, operata dai guardiani deputati alle istituzioni di salvaguardia della memoria/dalla memoria. L’unico archivio (o l’archivio dell’Unico/Uno) esistente è maschile, patriarcale e patrilineare: il lascito, l’eredità e la consegna di ciò che ripete, salvaguardia e archivia l’ordine, il potere, la tradizione. La domanda che origina il Matri-archivio del Mediterraneo risuona per differenza: cosa succederebbe se, diversamente dal Patri-archivio, si istituisse un archivio dedicato alle donne, offerto a coloro le quali sono state – e restano – escluse dalla selettività e dalla trasmissione archiviale? Se si praticasse una trasmissione del sapere in linea matrilineare? Se l’arconte si fa donna, ‘matriarca’, istituendo l’archivio di una conoscenza e di una saggezza femminile, posta sulla soglia dell’accumulazione e, insieme, della disseminazione? Il Matri-archivio del Mediterraneo – un nuovo, potenziale, virtuale, archivio della memoria materna, liquida, migrante, naturale, tecnica, materica, conservata e trasmessa nella contemporaneità dall’estetica e dalle performance delle artiste mediterranee – pone queste e molte altre domande, ‘questioni’, problematiche, lì dove le collega a quattro temi privilegiati di archiviazione:
Matriarca
La Mer
Matrice
Mater-ia
Lo spazio-tempo d‘intervento del Matri-archivio è vasto, immenso, immemore – esso può estendersi alle figurazioni delle donne mediterranee, mitologiche e contemporanee, alla Matriarca che guarda indietro verso il Mito classico e/o in avanti verso i miti d’oggi.
Queste figurazioni emergono dal presente delle acque di un mare materno, La Mer, il Mar Mediterraneo, agitato dai tanti segni di morte, i naufragi, le dispersioni, gli arrivi mancati, gli esili che popolano un mare di Migrazione, e, allo stesso tempo, dai segni di vita legati a una passione di pensiero e d’azione delle donne, che afferma il movimento, la libertà, la scoperta, la sperimentazione, il coraggio, il viaggio, il ritmo, la visione, la performance, l’invenzione, l’arte. Come non ricordare, qui, le immagini – fisse o in movimento – offerte da una delle madri del Matri-archivio, Zineb Sedira nel suo lavoro dedicato al Mar Mediterraneo? Le navi abbandonate, le carcasse arrugginite, i porti, i percorsi marini, le direzioni di solo andata, gli esili senza ritorni, ed insieme, le celebrazioni dei ‘fari’ che, a guardia delle acque che portano insieme morte e vita, illuminano il percorso, conservando le tracce della memoria – coloniale/postcoloniale – per poterle trasformare in segni d’avvenire.
Il Matri-archivio del Mediterraneo amerebbe essere un ‘faro’ à la Sedira: poter raccogliere (il ‘gathering’ di memoria decostruttiva) le ‘grafie’ e le ‘materie’ femminili, vive di una intelligenza arcaica, antica, e, così, moderna (una modernità ‘altra’ rispetto al pensiero patriarcale, maschile, occidentale), contemporanea, sperimentale. Questa ‘memoria futura’ è tessuta di forme e percorsi, è la forza indomita della Matrice che si interroga sull’originarietà e sull’appartenenza del femminile alla Madre Natura, declinandosi nelle cura degli elementi naturali stessi – tra cielo e mare: matri-ciel, e tra discendenza e sperimentazione: matri-linear – come territorio che archivia le tracce della sua trasformazione. Il Matri-archvio, allo stesso tempo, si interroga sulla conservazione, sulla disseminazione e sulle infinite contaminazioni inventive, creative, della Lingua Madre – la lingua amata delle donne, rispettata, agognata, e mai pienamente posseduta – da parte della techné, dai linguaggi e dalle tecniche della corporalità femminile nella performance contemporanea.
L’incontro tra ‘materno’ e ‘tecnica’ segna la decostruzione femminile, agita, influente, potente, di molte opposizioni fondative del pensiero occidentale, e dell’archivio che lo celebra: il naturale vs il tecnologico, l’origine vs il futuro, il reale vs il virtuale, il documento vs il poetico, il fatto vs l’invenzione, producendo così, quasi per destino, la passione del Matri-archivio del Mediterraneo per la Mater-ia, che qui si dona in due spazi diversi ma intrecciati di archiviazione e di partecipazione interattiva al progetto: Matters costituisce una ‘piattaforma’ aperta alla raccolta e all’analisi processuale delle ‘questioni’ che costellano oggi l’esistenza di un archivio della differenza femminile (uno spazio in cui le donne e le artiste del Matri-archivio possono contribuire all’identificazione e alla discussione di ciò che ‘conta’ per loro/noi nella contemporaneità); Materiali è un ulteriore sezione dove si sollevano le domande sui materiali che, sempre di più, premono per l’invenzione di pratiche altre di conservazione e di riciclaggio, forse infine sostenibili, del patrimonio culturale-artistico delle donne del Mediterraneo.