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“La vita emerge dalla materia, da una configurazione particolare e instabile di elementi che possono generare cellule, membrane, organi, entità biologiche; ovvero da composizione chimiche che, in determinate circostanze, mostrano proprietà emergenti e, soprattutto, portano con sé il loro passato nel presente e nel futuro. La vita non è diversa in sostanza dalla materia, ma è una sorta di spalancamento della materia all’indeterminazione, alla trasformazione qualitativa della materia nell’inaspettato, nel sorprendente, del mai-visto-prima e dell’irripetibile. Essa aggiunge all’universo materiale, completo e strutturato, l’apertura del virtuale, del potenziale di essere altrimenti, poiché auto-superandosi trasforma la materia e se stesso.”
Elizabeth Grosz, Time Travels. Feminism, Nature, Power, 2005. (Tr. it. nostra)

“In quanto corpo – […] un sistema tecno-vivente – sono la piattaforma che rende possibile la materializzazione dell’immaginazione politica. […] Sono la molecola e lo Stato, e sono il topo di laboratorio e il soggetto scientifico che conduce la ricerca; sono il residuo di un processo biochimico. Sono il comune antenato artificiale del futuro per l’elaborazione di nuove specie nel processo, continuo e casuale, di mutazione e deviazione genetica. […] Tutto è una questione di dosi, di punti di fusione e cristallizzazione, del potere rotatorio della molecola, di regolarità, di milligrammi, della forma e del modo di amministrazione, di usi, di praxis. Quello che mi sta succedendo potrebbe essere descritto in termini di una ‘rivoluzione molecolare’. […] È una questione di divenire, di molteplicità. […] una specie di omeopatia politica del genere.”
Beatriz Preciado, Testo Junkie: Sex, Drugs, and Biopolitics in the Pharmacopornographic Era, 2013. (Tr. it. nostra)

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